Fill
The Voids.
7.12.2013
Libreria
Masone Alisei, Benevento.
Mostra personale di
Vincenzo Last22 D’Argenio
A cura di Mario
Francesco Simeone.
Il laboratorio di
Last22 è uno spazio saturo. Qui, strati di cartone e plastica, attrezzi di
varie forme, scatole piene di vernice spray, formano corridoi e labirinti. È
necessario muoversi con attenzione perché, oltre il vuoto percettivo disegnato
dagli angoli, potrebbe nascondersi un simbolo, un ricordo, un’impressione o una
cassetta degli attrezzi. La mostra Fill
The Voids ha preso forma in questo ambiente composito, sospeso tra concreto
e irreale, nel quale i materiali e i colori dialogano con le immagini e le
memorie.
L’arte ha sempre tratto
profonda ispirazione dai concetti speculari. Una linea teorica e pratica
oscilla perennemente tra le immagini del vuoto e del pieno: dalle forme
scultoree impresse nella materia inerte, “la via del togliere” di Michelangelo,
fino alle filosofie orientali, rilette dai movimenti artistici europei sul
finire degli anni ’50, per arrivare alle maschere normografiche dello stencil, strumento
fondamentale nel processo di evoluzione della Street Art, la corrente artistica
più rappresentativa del contemporaneo. Gli stencil riescono, con un’operazione
paradossale, a restituire la forma attraverso il vuoto, “togliendo” l’immagine
dallo spazio neutro. Si crea la matrice incidendo il soggetto desiderato su una
superficie, carta o fogli di acetato. Disegni più complessi necessitano di
diverse matrici da sovrapporre e la precisione manuale è fondamentale. Questa
maschera normografica, dopo essere stata posta sul supporto desiderato, viene
investita dal pigmento che, sfociando attraverso gli spazi vuoti, crea
l’immagine. L’idea, che prima era un groviglio di segni, diventa completamente
visibile attraverso l’asportazione della materia e la proliferazione del vuoto.
Last22 ha iniziato il
suo percorso artistico con il Writing, la prima declinazione della Street Art.
Con il tempo e l’esperienza, è arrivato a una sintesi originale, ibridando le tecniche
urban, dallo stencil al disegno-proiezione, con una carica personale e intima. Fill The Voids, allora, chiude un
cerchio sperimentale ed espressivo. Gli oggetti della memoria si animano sul
supporto urbano, il cartone da imballaggio che ancora porta impressi i segni
della merce. La consistenza delle cose fluisce nell’immateriale del ricordo, come
ex-voto fatti di impressioni sfocate,
i sentimenti del tempo trascorso diventano simboli visibili sulla porosità del
reale.
Il vuoto non è solo un concetto da riempire. Fill The Voids è immaginare e colorare gli spazi, fisici e tangibili, esistenziali e irreali. Perché i luoghi, anche quelli che consideriamo nostri e abbiamo conosciuto con l'abitudine, sono composti non solo da spazio ma, soprattutto, da immagini latenti e impressioni percettive. Luoghi interiori a molteplici dimensioni, pareti sulle quali si aprono squarci di sensazioni e ricordi sfocati. In queste camere dalle coordinate instabili, vuoto e pieno sono le false misure che creano forme oscillanti, gli oggetti emergono da uno sfondo scuro, memoria disorganica degli uomini.
Mario Francesco Simeone
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