venerdì 22 novembre 2013

FILL THE VOIDS


Fill The Voids.


7.12.2013 


Libreria Masone Alisei, Benevento.

Mostra personale di Vincenzo Last22 D’Argenio
A cura di Mario Francesco Simeone.

Il laboratorio di Last22 è uno spazio saturo. Qui, strati di cartone e plastica, attrezzi di varie forme, scatole piene di vernice spray, formano corridoi e labirinti. È necessario muoversi con attenzione perché, oltre il vuoto percettivo disegnato dagli angoli, potrebbe nascondersi un simbolo, un ricordo, un’impressione o una cassetta degli attrezzi. La mostra Fill The Voids ha preso forma in questo ambiente composito, sospeso tra concreto e irreale, nel quale i materiali e i colori dialogano con le immagini e le memorie. 
L’arte ha sempre tratto profonda ispirazione dai concetti speculari. Una linea teorica e pratica oscilla perennemente tra le immagini del vuoto e del pieno: dalle forme scultoree impresse nella materia inerte, “la via del togliere” di Michelangelo, fino alle filosofie orientali, rilette dai movimenti artistici europei sul finire degli anni ’50, per arrivare alle maschere normografiche dello stencil, strumento fondamentale nel processo di evoluzione della Street Art, la corrente artistica più rappresentativa del contemporaneo. Gli stencil riescono, con un’operazione paradossale, a restituire la forma attraverso il vuoto, “togliendo” l’immagine dallo spazio neutro. Si crea la matrice incidendo il soggetto desiderato su una superficie, carta o fogli di acetato. Disegni più complessi necessitano di diverse matrici da sovrapporre e la precisione manuale è fondamentale. Questa maschera normografica, dopo essere stata posta sul supporto desiderato, viene investita dal pigmento che, sfociando attraverso gli spazi vuoti, crea l’immagine. L’idea, che prima era un groviglio di segni, diventa completamente visibile attraverso l’asportazione della materia e la proliferazione del vuoto.
Last22 ha iniziato il suo percorso artistico con il Writing, la prima declinazione della Street Art. Con il tempo e l’esperienza, è arrivato a una sintesi originale, ibridando le tecniche urban, dallo stencil al disegno-proiezione, con una carica personale e intima. Fill The Voids, allora, chiude un cerchio sperimentale ed espressivo. Gli oggetti della memoria si animano sul supporto urbano, il cartone da imballaggio che ancora porta impressi i segni della merce. La consistenza delle cose fluisce nell’immateriale del ricordo, come ex-voto fatti di impressioni sfocate, i sentimenti del tempo trascorso diventano simboli visibili sulla porosità del reale.
Il vuoto non è solo un concetto da riempire. Fill The Voids è immaginare e colorare gli spazi, fisici e tangibili, esistenziali e irreali. Perché i luoghi, anche quelli che consideriamo nostri e abbiamo conosciuto con l'abitudine, sono composti non solo da spazio ma, soprattutto, da immagini latenti e impressioni percettive. Luoghi interiori a molteplici dimensioni, pareti sulle quali si aprono squarci di sensazioni e ricordi sfocati. In queste camere dalle coordinate instabili, vuoto e pieno sono le false misure che creano forme oscillanti, gli oggetti emergono da uno sfondo scuro, memoria disorganica degli uomini. 


Mario Francesco Simeone


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