sabato 11 luglio 2015

Io sorprendo


"Io sorprendo"
Installazione fotografica con pellicola Impossible Polaroid su legno (fotografia nascosta all'interno di una scatola di legno visibile attraverso un foro tagliato a mano)
misure variabili
2015



6 polaroid in sequenza. Istantanee ordinate come a scandire il ritmo meccanico del tempo, quando lo si misura. Fermo immagine sul fluire di un moto che si va compiendo, per inquadrarlo in modo rigoroso. La partizione e la cristallizzazione della volatilità del reale è d'altronde il lavoro dell'intelletto di fronte al divenire. Il tempo autentico, invece, il sentire interiore è dinamico e materico ed è espresso nel modo in cui la luce si è fermata, frutto dell'errore, sulle pellicole in successione, come una rivelazione. Sul fondo nuance tenui ma pigmentate come uno spazio cosmico, galassie del possibile, su cui si staglia il sedimento dell'esperienza che è valanga, rena che si insinua, concresce e procede.
È lo scorrere del tempo, il tempo vissuto che alimenta se stesso, si va accumulando senza lasciare che nulla si perda mai veramente, fino a precipitare e depositarsi. Forse per questo si usa dire, riferendosi alle cose andate, "scavare nei ricordi". Farlo è anche, sempre, spingersi negli abissi della propria interiorità, ed emergere da lì, venire a galla trasfigurati dall'elemento in cui si è immersi. Un volto appena decifrabile, un'identità appena accennata - quello che ne è della soggettività nell'esperienza - è nell'ultima tra le polaroid.
All'estremo opposto della sequenza troviamo l'unico intervento operato: un ritaglio centrale sul retro di un istantanea capovolta che sta ad indicare un cambio di prospettiva, un traslare al di qua della superficie su cui la realtà si imprime. Il cerchio generato dal taglio da a sua volta su un' immagine, l'unica più definita della serie. Vedere attraverso un punto di osservazione che assimila autore e spettatore. L'operazione richiama alla mente l'esempio grafico che Bergson utilizzava nell'enunciare la sua concezione del rapporto tra memoria, ricordo e percezione: la figura del cono rovesciato.
Immaginiamo di avere un piano ed un cono rovesciato la cui punta poggia su tale piano. Il cono rappresenta la coscienza umana, il piano, la realtà, la base del cono è la memoria. La memoria, in quanto somma di ricordi, ha un contenuto vastissimo, ma nel ricordo si oscura e tocca la realtà in un solo punto, che è quello della percezione, attraverso la quale la coscienza entra in contatto con essa.
Come un presagio, un evento epilettico che è insieme abbassamento della soglia di coscienza e avvertimento dell'oltre. Manifestazione sensoriale, improvvisi automatismi dai quali erompe la consecutio dell'esperienza e la sua assimilazione.
(Maria Venditti)